Escursione sul Sentiero Liguria – REL

Guardi il mare, poi ti giri e scopri un sentiero, lungo 600 chilometri

Parli di trekking e pensi alle montagne, ai sentieri delle Alpi e delle Prealpi. Parli di mare e pensi (da lombardo) alla costa ligure. Poi, dalla costa, volgi lo sguardo a nord e ti accorgi che, a pochi passi dal mare, si può percorrere uno dei tracciati più lunghi: il Sentiero Liguria. Il Sentiero Liguria fa parte della Rete  Escursionistica Ligure (REL) e si collega sia con la Rete Ciclabile Ligure (RCL) sia con l’Alta Via dei Monti Liguri (AVML). Unisce inoltre la Via Francigena con i Cammini di Santiago attraverso le Grandes Randonnées francesi. Il Sentiero Liguria parte da Luni (La Spezia) per giungere, dopo 600 chilometri di strade sterrate, mulattiere, piste militari e lunghi tratti lastricati (memorie di antiche strade romane) fino a Ventimiglia e più precisamente a Grimaldi, la frazione che segna il confine con la Francia. Tutto il sentiero, suddiviso in 30 tappe, più 9 varianti, è percorribile in entrambi i sensi, adatto anche agli amanti della mountain bike. Lo sviluppo del sentiero, esteso lungo tutta la regione, garantisce, oltre a un clima mite nel corso dell’intero anno, la disponibilità di una rete di trasporto integrato e di strutture ricettive, di ogni tipologia e categoria, e ristorazione dove degustare la tipica cucina regionale.

L’itinerario scelto per il trekking è la variante 27-1 nell’area di ponente del Sentiero Liguria, che va da Taggia a Dolceacqua, attraversando Perinaldo e, poco distante, Apricale, tre tra i più bei borghi d’Italia, insigniti della Bandiera Arancione TCI.

(video realizzato da ItinerAria)

Sentiero Liguria – variante 27-1

Dall’abitato di Taggia si risale la collina ponentina e tra uliveti si raggiungono i 400 metri di quota. Il percorso rimane pressoché pianeggiante fino all’antico borgo di Ceriana. Da qui una lunga salita porta alla vetta al monte Bignone a circa 1.299 metri di quota. Il nostro trekking ha inizio poco dopo San Romolo. Lasciate le auto in prossimità di una piccola fattoria (a quota 1.050 m), risaliamo i prati che tagliano i tornanti della strada provinciale 56, per raggiungere le antenne televisive; da qui parte il sentiero erboso in salita che ci condurrà alla Chiesa del Monte Bignone (1.200 m), circondata da una folta fioritura di asfodeli, e ai resti della vecchia stazione della funivia che, dalla metà degli anni 30 al 1981 ha collegato il centro di Sanremo con la vetta del monte. Un segnavia indica il bivio che porta direttamente alla cima del Bignone o, a sinistra, la direzione per Perinaldo. Inizia il lungo tratto in discesa nel bosco di roverelle, lecci, pini marittimi e pini silvestri, con tracce evidenti della presenza di cinghiali e i resti del pranzo di qualche scoiattolo. Lungo il nostro cammino, l’incontro con una piccola vipera che si stava riscaldando al sole, poco dopo un breve rovescio temporalesco. La discesa prosegue, alternando il fitto bosco ad aperture areate che lasciano intravedere le montagne circostanti, il mare e la prima meta della nostra escursione: Perinaldo. Giungiamo a destinazione, dopo aver percorso quasi 10 chilometri di sentiero (dislivello negativo di circa 750 m), con un ultimo tratto asfaltato, fino alla piazza dell’osservatorio astronomico intitolato a Giovanni Domenico Cassini, matematico e astronomo nato a Perinaldo nel 1625.

Da qui, ci trasferiamo in auto ad Apricale (275 m slm), borgo medievale situato nell’entroterra di Bordighera, nella valle del torrente Merdanzo, affluente del Nervia, a 13 km dalla costa della Riviera di Ponente. Apricale è un luogo antico, abbarbicato sulla montagna, dominato dal Castello della Lucertola, un’antica fortificazione del X secolo ora Museo della storia; una sala conserva la spada di Carlo Alberto di Savoia, Re di Sardegna. Questa località è (era) rinomata per la produzione del pregiato olio d’oliva, fitta di antiche coltivazioni che, oramai abbandonate, circondano il borgo. Trascorriamo la notte, ospiti dell’albergo diffuso Muntaecara, un’iniziativa privata che ha permesso il recupero e la conversione di vecchie abitazioni in eleganti camere e suite.

Il mattino seguente, nonostante un sensibile indolenzimento alle gambe, ci trasferiamo nuovamente a Perinaldo e, dopo una breve visita al Castello Maraldi (che nel 1793 ospitò Napoleone Bonaparte), riprendiamo il sentiero che, proseguendo in discesa, ci poterà alla meta finale: Dolceacqua. I boschi precedentemente attraversati, lasciano ora spazio a una vegetazione più di carattere mediterraneo, complice la quota sul livello del mare che progressivamente declive fino a 51 m. Il cammino è affiancato da olivi e vigne a ceppo, da cui si ottiene il Rossese, un vino rosso da quasi 14 gradi. A metà mattina il calore del sole comincia a farsi sentire e la preziosa scorta d’acqua è necessaria per reidratarsi. Nota: lungo tutto il sentiero percorso, non ci sono fontanelle per il rifornimento. Dopo 1 ora e mezza e 5 chilometri di strada lastricata, raggiungiamo il lato nord del Castello Doria, testimonianza storica dal XII secolo, eretto “alla sommità dello sperone roccioso che domina strategicamente la prima strettoia e la biforcazione della valle verso Rocchetta Nervina e la val Roia da un lato e la media e alta val Nervia dall’altro lato, controllandone gli accessi“. Nel 1270 venne acquistato dal capitano del popolo genovese Oberto Doria. Il passaggio nelle strette vie del suggestivo borgo ci conducono fino al ponte di pietra “a schiena d’asino“, costruito nella metà del Quattrocento e definito dal pittore Calude Monet “un bijou de légèreté“.

Ho avuto l’opportunità di scoprire una parte di questo percorso a metà maggio, in occasione di un viaggio evento organizzato dall’agenzia Inliguria e Regione Liguria, in collaborazione con ItinerAria, nell’ambito della presentazione del progetto Intense – Itinerari Turistici Sostenibili.

Marco

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